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Giacomo Leopardi’s Book of the Future: The Zibaldone as an Encyclopedia for the Ecosophical Posthuman

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Posthumanism in Italian Literature and Film

Part of the book series: Italian and Italian American Studies ((IIAS))

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Abstract

This chapter takes Giacomo Leopardi’s Zibaldone as reference point for an exploratory survey of what one might call the core principle of posthumanism: the potential to consider hybrid identities based on relations to and with human and nonhuman entities. In the Zibaldone the universe is conceived as an ecological system of infinite possibility and multiplicity of absolutes: Leopardi reflects upon the existential relationship, the social organization, the evolution and the history of all species, simultaneously meditating upon the political structures that accompany them. His model functions as a tool of collective and performative politics that reduces all living matter to the same degree of vulnerability and likewise brings to light a new form of egalitarianism of species which is both of contiguity and mutual influence.

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Notes

  1. 1.

    “una nuova poesia senza nome affatto e che non possa avere dai generi conosciuti” (Zib. 40).

  2. 2.

    “un nuovo sistema cavato dalle varie e discordanti idee acquistate” (Zib. 265); “diversità di assuefazioni e di circostanze” (Zib. 3197); “è forza in questo tristissimo secolo di ragione e di lume, che fuggiamo da noi stessi” (Zib. 17).

  3. 3.

    “l’amor di sistema” (Zib. 948); “si considerano i particolari in quell’aspetto solo che favorisce il sistema, in somma le cose servono al sistema, e non il sistema alle cose, come dovrebb’essere” (Zib. 948).

  4. 4.

    “E la perfezione consiste nella felicità quanto all’individuo, e nella retta corrispondenza all’ordine delle cose, quanto al rimanente” (Zib. 327).

  5. 5.

    “la somma conformabilità e organizzazione dell’uomo” (Zib. 2902); “diverse qualità delle quali altre si sviluppano [nell’uomo che la natura] non voleva” (Zib. 178); “cambiar le cose, e farle essere diversamente” (Zib. 1562).

  6. 6.

    “l’uomo in quello stato ch’egli chiama di perfezione, trova la natura renitente, ripugnante, mal disposta a’ suoi vantaggi, a’ suoi piaceri, a’ suoi desiderii, a’ suoi fini, e gli conviene rifabbricarla” (Zib. 1561).

  7. 7.

    “[B]isogna sempre ricordarsi della differente maniera di esistere, differente capacità di comprendere, di rapportare, di esser commossi ec. e così regolarsi nell’istituire il paragone tra l’uomo e gli altri animali, e anche tra un uomo e un altr’uomo” (Zib. 157).

  8. 8.

    “Anche gli animali hanno più o meno società, proporzionatam. alla natura rispettiva, e le scimie più degli altri, perché più si accostano alla nostra organizzazione[.] Questo fenomeno si può naturalmente spiegare colla diversità dell’organizzazione” (Zib. 417).

  9. 9.

    “alla grande alleanza degli esseri intelligenti” (Zib. 4280); “tutti gli esseri della natura” (Zib. 44).

  10. 10.

    “una forma di società perfetta” (Zib. 3774); “una forma di società, in cui gl’individui che la compongono, per cagione della stessa società, non nocciano gli uni agli altri, o se nocciono, ciò sia accidentalmente, e non immancabilmente” (Zib. 3774).

  11. 11.

    “non solo di tutti gli uomini, ma di tutti i viventi, e quanto si possa, di tutto l’esistente” (Zib. 895).

  12. 12.

    “Cosa che tutti sanno. Le qualità essenziali non sono mutate, nè mutabili, dal principio della natura in poi, in nessuna creatura, bensì le accidentali, e queste per la diversa disposizione delle essenziali, che partorisce una diversità [870] rilevantissima, e quanto possa esser, notabile, in quelle cose, che sole naturalmente, possono variare” (Zib. 869/70).

  13. 13.

    “Le diverse viste vedono uno stesso oggetto in diversissime misure [,] ma siccome anche nel veder la misura esse provano la stessa differenza, così il senso della differenza sparisce, ed ella è impossibile a ravvisarsi e determinarsi” (Zib. 1707).

  14. 14.

    “Che la materia pensi, è un fatto. Un fatto, perché noi pensiamo; e noi non sappiamo, non conosciamo di essere, non possiamo conoscere, concepire, altro che materia. Un fatto, perché noi veggiamo che le modificazioni del pensiero dipendono totalm. dalle sensazioni, dallo stato del nostro fisico; che l’animo nostro corrisponde in tutto alle varietà ed alle variazioni del nostro corpo. Un fatto, perché noi sentiamo corporalm. il pensiero” (Zib. 4288).

  15. 15.

    “certe fine qualità del carattere umano” (Zib. 67).

  16. 16.

    “Ma l’uomo dovea ben tenere il primo rango, e lo terrebbe anche in quello stato naturale che noi consideriamo come brutale; non però dovea mettersi in un altr’ordine di cose, e considerarsi come appartenente ad un’altra categoria” (Zib. 328).

  17. 17.

    “dissipa le illus. e conduce per mano l’egoismo” (Zib. 161).

  18. 18.

    “la ragione umana di cui facciamo tanta pompa sopra gli altri animali, e nel di cui perfezionamento facciamo consistere quello dell’uomo, sia miserabile e incapace di farci non dico felici ma meno infelici” (Zib. 103).

  19. 19.

    “Ma la ragione è così barbara che dovunque ella occupa il primo posto, e diventa regola assoluta, da qualunque principio ella parta, e sopra qualunque base ella sia fondata, tutto diventa barbaro” (Zib. 356).

  20. 20.

    “E la ragione facendo naturalmente amici dell’utile proprio, e togliendo le illusioni che ci legano gli uni agli altri, scoglie assolutamente la società, e inferocisce le persone” (Zib. 23).

  21. 21.

    “tutte le idee o credenze determinanti o non determinanti, cioè relative o no all’azione, non vengono altro che dall’esperienza, e quindi non sono se non tante conseguenze tirate col mezzo di un raziocinio e di un’operazione sillogistica, da una maggiore ec.” (Zib. 443).

  22. 22.

    “La maggior parte degli uomini vive per abito” (Zib. 273); “Quando colla lettura col tratto col discorso coi trattenimenti o letterari o di qualunque genere … ci siamo formati un abito cattivo, crediamo che quello sia natura …; e pretendiamo di dover seguire quell’abito” (Zib. 46).

  23. 23.

    “tali costumi o fatti snaturatissimi che senza la società non avrebbero mai avuto luogo” (Zib. 3883); “l’uomo è snaturato; ogni popolo snaturato è barbaro” (Zib. 22); “non potendo più correre le cose come vuole il sistema del mondo” (Zib. 22).

  24. 24.

    “Idee precisamente innante non esistono in alcun vivente, e sono un sogno delle antiche scuole” (Zib. 442).

  25. 25.

    “maggiore o minor facilità d’assuefarsi e dissuefarsi” (Zib. 1553).

  26. 26.

    “La facilita di contrarre abitudine, qualità ed effetto essenziale de’ grandi ingegni, porta seco per naturale conseguenza ed effetto la facilità di disfare le abitudini già contratte, mediante nuove abitudini opposte che facilmente si contraggono” (Zib. 1254).

  27. 27.

    “il passare da una assuefaz. ad altra diversa o contraria” (Zib. 1824); “nel dissuefarmene agevolmente mediante una nuova assuefazione ec. ec.” (Zib. 1312); “disfare l’assuefazione passata” (Zib. 1319).

  28. 28.

    “quell’avanzo di esistenza, e di forza viva e materiale” (Zib. 617).

  29. 29.

    “le cose hanno corpo senza aver molto spirito” (Zib. 103).

  30. 30.

    “la separazione dell’anima dal corpo” (Zib. 281); “Se volessimo considerar l’anima come materiale” (Zib. 281); “la suscettibilità ed assuefabilità a cose non naturali” (Zib. 1630).

  31. 31.

    “un rapporto continuo delle cose” (Zib. 103).

  32. 32.

    “una maggiore o minore conformabilità, un numero e valore di disposizioni naturali prevalente in certo modo (più o meno) a quello delle ingenite qualità” (Zib. 3381).

  33. 33.

    “Le disposizioni naturali a poter essere e quelle ad essere, non sono diverse individualmente l’une dall’altre, ma sono individualmente le medesime” (Zib. 3375); “Una stessa disposizione è ad essere e a poter essere” (Zib. 3375)

  34. 34.

    “La civiltà aumenta a dismisura nell’uomo la somma della vita (s’intende l’interna) scemando a proporzione l’esistenza (s’intende la vita esterna)” (Zib. 3936).

  35. 35.

    “La natura non è vita, ma esistenza, e a questa tende, non a quella” (Zib. 3936).

  36. 36.

    “perché tu vedi al mondo cose che pensano e sentono, e tu non conosci cose che non sieno materia” (Zib. 4253).

  37. 37.

    “vederle e sentirle come cose vive e corporee e presenti” (Zib. 109); “lo sviluppo del corpo umano” (Zib. 1599).

  38. 38.

    “non è propria dell’uomo” (Zib. 1630); “ma solo in maggior grado, generalmente parlando: perchè vi sarà qualche uomo meno assuefabile, ed ammaestrabile di una scimia” (Zib. 1630).

  39. 39.

    “Certo è poi che grandissima affinità e somiglianza passa tra la vita degli animali e la nostra, tra le loro passioni (radicalmente parlando) e fra le nostre ec.” (Zib. 2433).

  40. 40.

    “Insomma ciascuna specie di viventi rispetto all’altre, ciascuno individuo rispetto a’ suoi simili, ciascuna nazione rispetto all’altre, ciascuno stato dell’individuo sia naturale, sia abituale, sia attuale e passeggero, rispetto agli altri suoi stati” (Zib. 3924).

  41. 41.

    “ingredienti essenziali del sistema della natura umana” (Zib. 51); “senza rapporto conosciuto al resto del sistema” (Zib. 53).

  42. 42.

    “il sistema della natura in genere, e la mirabile armonia e corrispondenza di diversi effetti a questo o quello scopo” (Zib. 175).

  43. 43.

    “Parecchie fisonomie di animali somigliano all’umana” (Zib. 1578); “Non si sviluppa propriamente nell’uomo o nell’animale veruna facoltà. Bensì si sviluppano gli organi dell’uomo e dell’animale, e cogli organi, naturalmente, le loro [1803] naturali disposizioni o qualità” (Zib. 1802/03).

  44. 44.

    “La natura ha destinato molte specie di animali a servir di cibo e sostentamento l’une all’altre, ma che un animale si pasca del suo simile, e ciò non per eccesso straordinario di fame, ma regolarmente, e che lo appetisca, e lo preferisca agli altri cibi; questa incredibile assurdità non si trova in altra specie che nell’umana” (Zib. 3797).

  45. 45.

    “Del combattere in due partiti d’una stessa specie” (Zib. 3794); “non si troverà credo altro esempio che negli uomini” (Zib. 3794).

  46. 46.

    “è chiaro ch’essendo l’ordine animale il primo in questo globo e probabilmente in tutta la natura cioè in tutti i globi, ed egli essendo evidentemente il sommo grado di quest’ordine, viene a essere il primo di tutti gli essere nel nostro globo” (Zib. 56).

  47. 47.

    “Grandissimo però dev’essere il diletto che cagiona negli uccelli, giacchè si vede che questi cantano per diletto, [159] e che la loro voce non è diretta ad altro fine come quella degli altri animali” (Zib. 158/59); “cioè armonia, che noi non possiamo sentire non avendo la stessa idea della convenienza de’ tuoni” (Zib. 159).

  48. 48.

    “E notisi che la propagazione di molte specie di animali, di piante ec. devesi in gran parte non alla natura, ma all’uomo stesso …. Molte specie che per natura non erano destinate se non se a un solo paese, o a una sola qualità di paesi, … sono state dagli uomini trasportate e stabilite in più paesi …. Ciò è contro natura, come lo è lo stabilimento della specie umana medesima in quei luoghi che a lei non convengono. Le piante, gli animali ec. trasportate e stabilite dall’uomo in paesi a loro non convenienti, o non ci durano, o non prosperano, o ci degenerano, ci si trovano male ec.” (Zib. 3650).

  49. 49.

    “contro natura” (Zib. 3650); “rendono l’uomo infelice” (Zib. 178).

  50. 50.

    “persone uguali a noi, che manifestamente (e con tutta ragione) soffrono” (Zib. 4276).

  51. 51.

    “allora essa infelicità per grande, e universale, e durevole ed anche irrimediabile ch’ella sia” (Zib. 1080); “si oppongono all’andamento prescritto e ordinato primitivamente dalla natura alle cose” (Zib. 1080).

  52. 52.

    “abbracciar tutta la sensazione delle grandi e numerose diversità che vede, sente, ec. in un medesimo tempo” (Zib. 1827); “sminuzzando la sensazione, e trattenendola sui particolari” (Zib. 1827).

  53. 53.

    “il piacere della [1827] varietà” (Zib. 1826/27); “una sensa. vasta e indefinita” (Zib. 1827).

  54. 54.

    “del sistema universale degli esseri” (Zib. 1834); “abbassa l’idea dell’uomo, e la sublima, scuopre nuovi misteri della creazione, del destino della natura, della essenza delle cose, dell’esser nostro” (Zib. 84).

  55. 55.

    “dei fini del creato” (Zib. 84).

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Conrad, G. (2020). Giacomo Leopardi’s Book of the Future: The Zibaldone as an Encyclopedia for the Ecosophical Posthuman. In: Ferrara, E. (eds) Posthumanism in Italian Literature and Film. Italian and Italian American Studies. Palgrave Macmillan, Cham. https://doi.org/10.1007/978-3-030-39367-0_2

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