Abstract
Ferrara illustrates how binarism is overcome through the active process of “becoming posthuman” in Elena Ferrante’s Neapolitan Novels. Drawing on Barad’s notion of the world of phenomena as “intra-acting agency,” Ferrara describes the emergence of the interconnected plural identity of the characters of Elena and Lina as they confront their fear of merging with the environmental and technological “other” precisely by losing their singularity. The act of writing in Ferrante becomes the means by which the posthuman subject may successfully become “singular plural” (Nancy) and bridge the gap with the world of phenomena. Ferrara also argues that interconnected identity helps illustrating Ferrante’s struggle with an embodied notion of singular authorship as opposed to a dispersed, collaborative, “polyphonic” idea of cultural production rooted in digital culture.
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Notes
- 1.
I will refer to Ferrante’s novels with their English titles from now on.
- 2.
The titles of the Neapolitan novels, in Italian and English, will be abbreviated as follows: L’amica geniale (AG), My Brilliant Friend (MBF); Storia del nuovo cognome (SNC), The Story of a New Name (SNN); Storia di chi fugge e di chi resta (SFR), Those Who Leave and Those Who Stay (TWLTWS); Storia della bambina perduta (SBP), The Story of the Lost Child (SLC).
- 3.
“Fui presa da una sorta di disfunzione tattile, certe volte avevo l’impressione che … le superfici solide mi diventassero molli sotto le dita o si gonfiassero lasciando spazi vuoti tra la loro massa interna e la sfoglia di superficie. … Mi sentivo stretta dentro quella morsa di cose e di persone ogni giorno … come se il tutto, così compresso, sempre più stretto, mi macinasse riducendomi a una crema ripugnante” (AG, 53).
- 4.
“forse durò per anni, fin oltre la prima adolescenza” (AG, 53).
- 5.
“aveva già avuto la sensazione di trasferirsi per poche frazioni di secondo in una persona o una cosa un numero o una sillaba, violandone i contorni” (AG, 86–87).
- 6.
“piccoli animali rossastri … la composizione della strada trasformandola in una materia liscia e morbida” (AG, 87).
- 7.
“moltissime cose, troppe si spampanassero intorno senza lasciarsi afferrare” (AG, 134).
- 8.
“la furia mobile delle cose” (AG, 134).
- 9.
“io, io e Lila, noi due con quella capacità che insieme—solo insieme—avevamo di prendere la massa di colori, di rumori, di cose e persone, e raccontarcela e darle forza” (AG, 134).
- 10.
This also leads, as De Rogatis acutely observes, to the consequence that “the ‘oscillation’ between their two points of view makes Elena an unreliable narrator and Lila a mystery” (2019, 45).
- 11.
“uno sfaldamento a vortice di materia viva e materia morta” (Ferrante 2014a, 95).
- 12.
“La frantumaglia è un paesaggio instabile, una massa aerea o acquatica di rottami all’infinito che si mostra all’io, brutalmente, come la sua vera e unica interiorità. La frantumaglia è il deposito del tempo, senza l’ordine di una storia, di un racconto” (Ferrante 2014a, 95).
- 13.
“in me lo spavento non riusciva a mettere radici, e perfino la lava … tutta la paura che mi metteva, si sistemavano nella mente in frasi ordinate, in immagini armoniche, diventava un lastricato di pietre nere come per le strade di Napoli, un lastricato di cui io ero sempre e comunque il centro” (SBP, 165).
- 14.
“A primavera uscì il libro, che molto più della laurea mi diede una nuova identità” (SNC, 467).
- 15.
“Gli occhi grandi e vivissimi sapevano diventare fessure dietro cui, prima di ogni risposta brillante, c’era uno sguardo che pareva non solo poco infantile, ma forse non umano” (AG, 44).
- 16.
“un essere diabolico di incerta fisionomia animal-minerale” (AG, 32).
- 17.
“‘Hai visto che la gente quando si sveglia è brutta, tutta deformata, non ha sguardo?’. Rino secondo lei era diventato così” (AG, 186).
- 18.
“Il padre gli stava crepando la pelle, ne stava modificando lo sguardo, gli stava esplodendo dal corpo” (SNC, 41).
- 19.
“Lì in cima spiccava solo un suo occhio vivissimo, circondato di blu notturno e di rosso” (SNC, 124).
- 20.
“una cosa viva voluta da Stefano” (SNC, 124).
- 21.
“non aver saputo o voluto trattenere il bambino dentro di sè” (SNC, 129).
- 22.
“Subì, credo, ancora una volta il fascino di autocancellarsi” (SNC, 356).
- 23.
“Lina, parliamoci chiaro: scegliti una cosa tua che ti piace, torna a vendere scarpe, torna a vendere salame, ma non voler essere quello che non sei rovinando me” (SNC, 360).
- 24.
“Pensavo che ci saremmo fidanzati e saremmo stati sempre tutti e tre insieme, io, tu, e la tua amica” (SNC, 214).
- 25.
“‘Non linguaggi per scrivere romanzi’ disse e mi turbò il tono svalutativo con cui pronunciò la parola romanzi … ‘Sono linguaggi di programmazione’” (SNC, 463).
- 26.
“facevano esercizi coi diagrammi a blocchi, si allenavano a ripulire il mondo dal superfluo, schematizzavano le azioni d’ogni giorno secondo due soli valori di verità: zero e uno” (SNC, 464).
- 27.
“schematizzare la quotidianità” (SFR, 99).
- 28.
“erano state mangiate dal corpo dei mariti, dei padri, dei fratelli, a cui finivano sempre più per assomigliare, o per le fatiche o per l’arrivo della vecchiaia, della malattia” (SNC, 102).
- 29.
“Il rione sarebbe tornato a prevalere, le cadenze, i modi, tutto si sarebbe confuso in una mota nerastra, Anassimandro e mio padre, Folgóre e Don Achille, le valenze e gli stagni, gli aoristi, Esiodo e la sboccatezza proterva dei Solara, come del resto era accaduto nei millenni alla città, sempre più scomposta, sempre più degradata?” (SNC, 102).
- 30.
“maschera portata così bene che era quasi faccia” (SNC, 401).
- 31.
“creatura aliena” (SBP, 225).
- 32.
“Non c’era nessuna scissione … Nino era uno solo e lo testimoniava l’espressione che aveva in viso mentre stava dentro Silvana. Era l’espressione assunta da suo padre Donato … quando mi aveva toccata tra le gambe … Niente di alieno, dunque, molto invece di laido. Nino era ciò che non avrebbe voluto essere e che tuttavia era sempre stato” (SBP, 224). My italics.
- 33.
“No, voglio dire che per qualche anno Gennaro è stato veramente il figlio di Nino” (SBP, 350).
- 34.
“perforatrice” (SFR, 237–238).
- 35.
“Siamo responsabili, ci spiegò usando da quel momento sempre il noi, di un Sistema 3 modello 10” (SFR, 269).
- 36.
“Ti ricordi quello che facemmo con la mia foto di sposa? Voglio continuare per quella strada. Viene il giorno che mi riduco tutta a diagrammi, divento un nastro bucherellato e non mi trovi più” (SFR, 315).
- 37.
“l’elettronica sembra così pulita e invece sporca, sporca moltissimo, e ti obbliga a lasciare te stessa dappertutto come se ti cacassi e ti pisciassi addosso di continuo: io invece di me non voglio lasciare niente, il tasto che preferisco è quello che serve a cancellare” (SBP, 433).
- 38.
“frasi ordinate … immagini armoniche … di cui io ero sempre e comunque il centro” (SBP, 165).
- 39.
“quel filo a segmenti neri come la merda di un insetto” (SBP, 411).
- 40.
“un corpo-che-desidera … in bilico tra l’essere assorbito dal mondo e l’assorbire il mondo.” My translation.
Works Cited
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Ferrara, E.M. (2020). Posthumanism and Identity in Elena Ferrante’s Neapolitan Novels. In: Ferrara, E. (eds) Posthumanism in Italian Literature and Film. Italian and Italian American Studies. Palgrave Macmillan, Cham. https://doi.org/10.1007/978-3-030-39367-0_5
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